
BLOODBORNE BROTHERHOOD
I Pazzi Osano Dove Gli Angeli Temon D` Andare
Una catacomba, ecco cos’era quel posto…
umida e buia, di cui ogni singolare brusio poteva apparire sinistro e terrificante, un martello di stress e continui brividi per qualsiasi mente mortale.
Tuttavia, quel posto non era un lungo corridoio buio casuale, tanti secoli se non millenni, qualcosa l’aveva scalfita nella fredda pietra del grembo materno della Terra e nelle profondità di quelle tenebre nascose qualcosa…
Un oggetto che meglio non ritrovare, l’odierna mentalità non è in grado di comprendere ciò o meglio non ancora, ma magari un giorno un folle temerario discenderà tra quei infernali muri, che luce del Sole mai li toccherà, e porterà in superficie quella “cosa”.
Ma per il momento l’accolito (se cosi si può chiamare), custode di quel segreto non umano, era già là nel punto più profondo.
L’aria era quasi nulla e dopo gli indefiniti metri se non chilometri stessi vi erano solo due luci formate da delle sottili fiamme…
Le tenebre sembravano un’infinità di tentacoli che vorrebbero prendere quei due invasori e farli sparire.
Quelle due che rivelano un tavolo sembravo fatte d’avorio, se non fosse per dei arbusti innaturali che ne coprivano le fondamenta e poi buona parte della superficie di cui risiedeva un piccolo altare scolpito in un legno che sembrava ebano.
Proprio lì sopra vi era un libro…
la copertina poteva far venire i brividi perfino ai più aperti mentalmente per via di quel color rosso venoso che sotto quelle due fiamme sinistre sembrava davvero una pellicola semifluida.
Nessun titolo, nessuna decorazione alcuna, solo quell' altopiano decorativo per farlo risaltare, al contempo la bianca mano del “mortifero guardiano”, che pareva più scheletrica che carnosa, si avvicinò e con tocco devoto e quasi fanatico accarezzò quella superficie.
Ad un punto proprio da quel libro partì una pulsazione, come se avesse un cuore al proprio interno che stava tornando a battere.
In quel punto una voce raggelante e udibile come un sussurro nel silenzio della mezzanotte più buia echeggiò in tutto quel tunnel, quella voce che appariva provenire sia dentro che fuori dalle mura stesse e volessero invitare i pochi abitanti di quel posto ad ascoltarla… ancora un’altra volta.-
È ora del racconto… Le cronache dei Malkavian… Figli del caos…
-Con quelle parole la mano pallida si ritirò sotto le nere stoffe che avvolgevano ciò che quell’essere celava perfino alla stessa luce inanimata da niente, salvo dal dovere di tenere sempre illuminato quel manoscritto… che alla fine delle parole si aprì di colpo e dalle pagine giallastre iniziavano a vedersi prime lettere di color rosso sangue, a differenza di quello della copertina sembrava di quel ricco e generoso delle arterie, in cui lingue umane si potrebbe tradurre.
Dal libro un sibilo si formò…
Come se ci fosse al suo interno il narratore di quella storia segreta.
All'udire quel flebile suono, perfino la guardia si nascose tra le tenebre per paura di essere vittima di quell’oscura creatura sempre celata ma sempre presente nell’ora del racconto.-
Questa storia è dedicata alla mia padrona e alla sua progenie…
le memorie per le generazioni sperdute che otterranno questa verità…
in quella dimora per chi come me ha trovato l’abbraccio della vera vista…
tra le decorazioni gotiche e i troni dei padroni...
tra i mastini da guardia e l’alcolici sotto bancone…
tra conflitti e passioni, questa è la storia del Clan Malkavian…